Pubblicato il: 21 Febbraio 2019
E’ la Cinderella del Bronx, la pasionaria dal Portorico, l’attivista radical-popolare, ma anche un po’ chic. La ragazza della porta accanto, la figlia che tutte le madri vorrebbero.
Nessuno conosceva il nome di Alexandria Ocasio-Cortez prima che questa ventottenne sudamericana di umili origini decidesse di sfidare uno dei piu’ potenti esponenti del partito democratico per la carica di rappresentante del Quattordicesimo Distretto dello Stato di New York.
Cosi’, in giugno, alle primarie per decidere il candidato da presentare alle elezioni di Midterm per il rinnovo dei rappresentanti del Congresso, con una campagna elettorale a bassissimo costo, per scelta priva dei finanziamenti delle grandi aziende, e con posizioni apertamente socialiste e anti-establisment, la Cortez sconfigge a sorpresa Joseph Crowley, governatore del distretto da diciotto lunghissimi ed ininterrotti anni.
E poi in novembre sbaraglia anche lo sfidante repubblicano per il seggio alla Camera, divenendo cosi’ la più giovane parlamentare eletta nella storia statunitense.
Socialista convinta, pupilla di Bernie Sanders, porta avanti contenuti di giustizia ed uguaglianza, pari opportunita’, sanita’ pubblica e istruzione gratuita, si batte per i migranti, per le rivendicazioni del nuovo femminismo, per i diritti delle minoranze e il sostegno ai segmenti deboli della societa’.
E’ innegabile che la sua forza, la sua grazia e la sua freschezza e l’incarnare, con il suo stesso essere donna e appartenente a piu’ di uno di quei gruppi, le classi di cui si fa portavoce, siano stati fattori determinanti per la sua vittoria. Peraltro ottenuta in un distretto, il Quattordicesimo, che si estende in un’area, dal Bronx al Queens, in cui la maggior parte della popolazione appartiene a minoranze etniche e in cui una parte significativa dell’elettorato bianco è istruita, giovane e ha votato Sanders nel 2016. Il suo carisma e i suoi contenuti hanno saputo quindi attirare non solo fasce molto sensibili e attaccate duramente in questi due anni di amministrazione Trump, ma anche, in generale, una parte di societa’ civile che non si ritrova nelle scelte politiche e nelle modalita’ del presidente.
I risultati delle elezioni di Midterm del novembre scorso sono stati una dimostrazione proprio di questa tendenza. I democratici hanno conquistato la Camera e, in piena coerenza con il movimento MeToo e con le istanze identitarie delle minoranze, sono state elette, oltre alla Cortez, la prima donna musulmana, la prima donna nera e la prima donna nativa americana.
L’ultima proposta gridata a gran voce dalla Cortez e’ stato il Green New Deal, un progetto pionieristico che, unendo ambientalismo ed egalitarismo, propone la decarbonizzazione dell’intero assetto dell’economia statunitense in favore di una riconversione green e la completa revisione del sistema per una maggiore giustizia sociale in senso ampio.
Una proposta ambiziosa, seppur ad oggi molto vaga nelle sue modalita’ di attuazione, gia’ di fatto presentata negli anni passati dalle Nazioni Unite e successivamente da Barack Obama, che pero’ si schiera ideologicamente e coraggiosamente contro tutte le principali rivendicazioni trumpiste, dalla politica sociale, alla politica migratoria, alle politiche ambientali.
Che sia la nuova stella polare del partito democratico, in grado di minacciare il sistema, o la meteora del momento, che sia il futuro della politica americana o solo l’ennesima, per quanto affascinante, ambizione di quell’intramontabile mito secondo cui “anche una bambina nata povera può diventare quel che vuole", citando testualmente la Cortez, non ci e’ dato sapere.
Rimane tuttavia la speranza che la scia innescata dal suo esempio possa quantomeno contribuire a sollevare, per poi mantenere viva, un’opposizione di cui gli Stati Uniti, e non solo, hanno un estremo bisogno.
Si sa bene che nulla e’ scontato o definito in politica, che tutto e’ liquido e mutevole, cosi’ come lo sono le scelte degli elettori, eppure la sua storia si inserisce in un dibattito che va ben oltre i confini americani, e si estende nel resto dell’Occidente, nell’Europa dove la crisi dei partiti tradizionali e’ ancora piu’ marcata, e dove sta emergendo la necessita’ della creazione di formazioni in contrapposizione ai populismi del momento.
Che duri o meno, il solo fatto di avere un’alternativa, e’ abbastanza.
E per di piu’, un’alternativa che sprigioni forza e passione, che sappia parlare alla pancia, infervorare gli animi ed empatizzare non solo con le elite, che si nutra di contenuti dirompenti, magari persino dal vigore idealistico, eppure sempre rispettosi e mai distruttivi negli argomenti, sarebbe un fatto di rilevanza fondamentale per il bilanciamento delle forze.
O quantomeno produrrebbe una forma alternativa di intrattenimento.
Un po’ come quella offerta dal quasi intoccabile Crowley dopo la clamorosa disfatta alla primarie. Imbracciando una chitarra, con una performance in perfetto stile rock, ha reso onore al merito della vincitrice dedicandole i versi di una canzone di Bruce Springsteen.
“Sei nata per correre”.
E tanti applausi dal pubblico.