Pubblicato il: 31 Agosto 2020
Ed ora passiamo alla Convention dei repubblicani.
Sembrano le due facce di una stessa medaglia, entrambi i partiti si accusano dello stesso crimine, quello di voler distruggere la società statunitense, e in entrambi i casi la scelta degli elettori si colloca fra ordine e caos, democrazia e anarchia.
Mentre da una parte si svolgeva una Convention prettamente online, senza pubblico e con messaggi registrati, dall’altra è stata allestita una platea di sedie una vicina all’altra dove non si è potuta contare nemmeno una mascherina.
E se i democratici hanno puntato l’attenzione sulla necessità di sanare le divisioni presenti nel paese, i repubblicani hanno costruito la narrazione su un unico fondamentale e potentissimo stimolo, quello della protezione dell’incolumità fisica dell’individuo dall’attacco di forze barbare che saccheggiano e vandalizzano mettendo a repentaglio non solo la sicurezza, ma anche gli stessi valori della democrazia statunitense. Le città sono sotto attacco e Biden non sarebbe in grado di proteggerle.
Un ruolo di primo piano è stato detenuto dalla celebre figlia del presidente, Ivanka, la più accanita e indulgente sostenitrice del “guerriero della Casa Bianca”, mentre a Melania, la moglie devota e triste, è stato affidato il ruolo, studiatissimo, di unica voce fuori dal coro che, invitando a votare nuovamente per il marito, menziona la pandemia e le tante sofferenze causate.
Sono stati inoltre invitati a partecipare alla Convention i coniugi di St. Louis diventati famosi per aver imbracciato, seppur goffamente, un mitra e una pistola mentre una manifestazione del Black Lives Matter stava passando davanti alla loro abitazione, ed è stato lasciato molto spazio alla straziante testimonianza della vedova di un poliziotto in pensione, ucciso sempre a St. Louis in una notte di scontri per aver tentato di difendere un civile il cui negozio era stato preso in assalto dai manifestanti.
Comunque vada, l'America sarà un Paese sempre più spaccato a metà.
Mentre Biden e il suo gruppo descrivono un paese diviso, in grave sofferenza sociale ed economica, con posti di lavoro carenti e la necessità di tutela del diritto alla salute, all’istruzione e alla protezione dell’ambiente, completamente diversa è invece la fotografia che ne fa Donald Trump. Per lui, gli Stati Uniti sono un paese prospero, efficiente, sano, sicuro, inclusivo, egualitario, il cui reale problema, non è più, come non è mai stata, una pandemia globale che ha atterrato vite ed economia, ma è l’avanzata di un movimento radicale e violento, sostenuto dai democratici, che mina l’equilibrio e lo distrugge.
Le due visioni, radicalmente diverse su tutto, rispetto a tematiche come economia, sicurezza, diritti civili, pari opportunità, sistema sanitario, sistema scolastico, ambiente, politica estera, arrivano però poi alla stessa conclusione. La scelta dell’uno o dell’altro candidato metterebbe a serio rischio la sopravvivenza del sogno americano.
E nel mezzo di un continuo rimpallo di accuse, mentre uno scenario da apocalisse si dispiega nelle narrazioni di entrambi i partiti, quel grandioso sogno americano sta proprio ora mostrando le sue crepe, come ha già fatto, d’altronde, in altri momenti nella storia degli Stati Uniti.
Qualcosa sta accadendo in America, un’esasperazione latente, una rabbia inespressa ma silenziosa, che ora, a seguito della pandemia e delle risposte dell’amministrazione repubblicana, ha evidentemente trovato spazio per emergere.
Ciò di cui l’America ora avrebbe bisogno è un abbassamento dei toni e una distensione degli animi, per cominciare a parlare attraverso altri linguaggi che non siano quelli delle proteste, dei negozi vandalizzati, dei manganelli, dei gas lacrimogeni e delle armi spianate e pronte a far fuoco.
Ma purtroppo sembra che la strategia dell’amministrazione sia proprio quella di fomentare a tal punto le divisioni da provocare reazioni sempre più aspre, con l’intento non solo di delegittimare le motivazoni di quella parte di società civile che ora scende nelle strade a protestare, ma soprattutto far sì che il movimento venga sempre più additato dall’opinione pubblica come la causa dei mali d’America, piuttosto che una conseguenza.
La battaglia sarà dura e ancora lunga, per cui, nel frattempo, non resta che far roteare in aria sempre la stessa moneta.