Pubblicato il: 07 Giugno 2018
I muri sono fatti per essere valicati, le regole per essere trasgredite, gli accordi per essere sciolti, il passato per essere trasformato in un futuro a propria immagine.
Nell’ultimo mese il presidente Trump le ha fatte tutte, diventando il protagonista indiscusso della politica internazionale.
Nell’arco di poco più di trenta giorni si è ritirato dallo storico accordo sul contenimento del nucleare iraniano, ha minacciato tutti i partecipanti l’imposizione di serie sanzioni per chi dovesse ancora parteciparvi, ha iniziato un nuovo processo di pace in Medio Oriente spostando la sede dell’ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme, avvenimento che ha provocato forti proteste e si è dilettato in un abile tira e molla che sta tenendo il mondo con il fiato sospeso per l’incontro con il presidente nordcoreano Kim Jong-un che dovrebbe avvenire il 12 giugno.
Firmato nel luglio 2015, il trattato con l’Iran prevedeva la promessa da parte del paese della rinuncia al portare avanti l’armamento nucleare in cambio di un alleggerimento sostanzioso delle sanzioni internazionale. Venne promosso dagli Stati Uniti a seguito di un lungo processo diplomatico e firmato non solo dall’Iran e dagli Usa, ma anche dall’Unione Europea e la Russia. Non c’erano evidenze provate che l’Iran stesse segretamente trasgredendo il trattato, eppure, il presidente americano, seguendo le denunce del leader israeliano ai danni dell’Iran, ha deciso di annunciare il suo ritiro unilaterale.
Nel contempo, proprio nel giorno in cui lo stato d’Israele festeggiava i 70 anni dalla sua formazione, infatti, è stata inaugurata la nuova sede dell’ambasciata statunitense a Gerusalemme, città storicamente contesa fra i palestinesi e israeliani. Nello stesso momento, dall’altra parte del muro che separa Israele dalla striscia di Gaza, migliaia di persone manifestavano per reclamare il diritto dei palestinesi a tornare nelle terre da cui furono cacciati nel 1948. In un clima festoso e pacifico che si protraeva da due mesi, quel giorno, mentre si tagliava il nastro rosso cerimoniale, alcuni manifestanti si sono scagliati corpo a corpo contro la recinzione nel tentativo di valicarla, e sono stati uccisi dai soldati israeliani. Cinquanta persone sono morte in quasi due mesi di manifestazioni, ma il 14 maggio, ne sono stati uccisi 60 e ne feriti più di mille.
E ancora nello stesso momento, sul fronte coreano, Trump si sta dilettando in un interessante tira e molla per quello che viene definito uno storico incontro con il leader nordcoreano Kim Jong-un incentrato sul contenimento del’armanento nucleare e militare del paese. L’imprevedibilità degli Stati Uniti nelle relazioni diplomatiche è stata molto criticata, eppure, in questo caso, ha persino consentito di aprire un dialogo con il presidente sudocoreano, che si è rivelato un intermediario chiave in questo processo.
Seguendo una linea coerente con quanto annunciato in campagna elettorale, il presidente americano sta perseguendo il principio dell’America First, sciogliendosi da tutti quegli accordi che sembrano, nella sua ottica e di quella dei suoi elettori, compromettere gli interessi del paese. Ora con il trattato sul nucleare iraniano, un anno fa con il trattato di Parigi sul clima, del quale sembra anche voler disgregare ogni eredità, anche in termini di linea politica.
I potenziali rischi? Sebbene tutti i partecipanti all’accordo, Iran compreso, sembrano voler mantenere in vita il patto, uno scenario catastrofico potrebbe vedere l’Iran riprendere un consistente programma nucleare, avvelenare i rapporti con gli alleati europei, erodere la credibilità degli Stati Uniti, creare le
premesse per ulteriori tensioni in Medio Oriente e rendere più difficile il raggiungimento di un accordo con la Corea del Nord sul controllo dell’armamento nucleare e persino giovare agli avversari storici degli Stati Uniti, la Russia e la Cina.
Il conflitto israelo-palestinese, dopo anni di apparente calma, potrebbe riprendere vigore, nonchè si potrebbero accendere focolai in zone calde come la Siria, l'Iraq, il Libano e i paesi dello Yemen, dove gli Stati Uniti e l'Iran hanno interessi rivali. Senza contare che l’allenza oramai più che palese fra Stati Uniti e Israele potrebbe ulteriormente complicre la situazione, essendo aumentate di recente le tensioni tra Israele e Iran sul campo di battaglia siriano, che hanno portato a inizio del mese di maggio a pesanti perdite da entrambe le parti.
Per quanto riguarda il caso coreano, poi, impegnati poi a giocare una partita astuta da bordo campo ci sono il presidente cinese Xi Jinping e Vladimir Putin, che stanno vedendo grandi potenziali opportunità aprisi grazie a quella scintilla di destalizzazione dell’ordine mondiale che gli Stati Uniti stanno alimentando in questo momento.
La Cina per dominare l’Asia e la Russia per ricreare l’antica sfera d’influenza dell’Unione Sovietica, mentre proclamano parole di pace di fronte a minacce globali come il cambiamento climatico.
Ma questa è solo fantapolitica. Non si discosta completamente dalla realtà, ma è alquanto catastrofica.
L’ordine mondiale sopravviverà. Ma sarà sicuramente interessante valutare come i rapporti di forza muteranno e sapranno trovare nuovi equilibri di fronte ad un’America che in questo momento non provaun particolare interesse nel farsene mediatore e portavoce.