Pubblicato il: 08 Settembre 2021

Finita un’Angela, se ne farà un’altra?

Grande attesa per le elezioni in Germania. Emerge il carisma della giovane leader del partito dei Verdi.


I tedeschi voteranno un nuovo governo il 26 settembre e per la prima volta dal 2005, dopo quasi 16 anni al potere, Angela Merkel non si candida e lascerà il controllo della più grande economia europea ad un nuovo cancelliere.

Il mondo starà a guardare per vedere in quale direzione volgerà la nuova leadership.

Guidare la Germania fuori dalla pandemia, con l’obiettivo di rilancio dell'economia, incrementare le politiche climatiche, più urgenti dopo le recenti inondazioni e l'ecologizzazione del settore industriale rimangono la questioni più urgenti sul fronte interno.

La Germania ha sia la più grande economia che la più grande popolazione, e insieme alla Francia è il motore per la politica e i processi decisionali europei e l'uscita di scena della Merkel potrebbe fornire un'apertura alla Francia, che avrà la presidenza dell'Unione per la prima metà del prossimo anno, per guidare l'agenda europea.

Angela Merkel è stata la mediatrice ai tavoli di dicussione europei, la prima interlocutrice con i presidenti americani, popolare in patria e volto della leadership europea all'estero. Si è resa indispensabile navigando innumerevoli crisi, sebbene la sua strenua posizione di difesa nei confronti dell’austerity ai tempi della crisi economica del 2008 e della crisi del debito greco le abbiano causato forti insofferenze e siano stati parte trainante dei sentimenti antieuropei e populisti nati proprio a seguito della crisi. La sua decisione di aprire le frontiere tedesche ai rifugiati siriani e la modalità di gestione della pandemia hanno sicuramente però definito la sua eredità.

Chi la conosce, descrive i suoi metodi, i suoi comportamenti, così gentilmente coercitivi e naturalmente autorevoli da rendere i suoi interlocutori inclini al compromesso con lei, esercitando la quell’arte sua tipica del “bilanciamento temperato della forza” che le ha permesso di raggiungere e mantenere il potere per 16 anni ed è stata fondamentale per la mediazione dei risultati alle conferenze europee.

I sondaggi indicano, come al solito, che nessun partito vincerà la maggioranza dei seggi in Parlamento. Tutti i partiti, tranne quello di estrema destra, concordano sul fatto che la Germania appartiene saldamente all'Unione Europea, e soprattutto i Verdi spingono per una rinascita più ambiziosa del progetto europeo, con azioni più dure contro l'Ungheria, la Polonia e altri paesi membri che non rispettano i principi democratici.

Nonostante i recenti sconvolgimenti in Afghanistan, il partito di estrema destra non sta dimostrando di avere lo stesso appeal sulle paure che circondano i migranti, come ha fatto quattro anni fa, quando ha vinto per la prima volta i seggi al Bundestag. Il candidato democristiano è considerato la scelta di continuità, mentre il leader dei socialdemocratici, ministro delle finanze e vice cancelliere dal 2018, è considerato il più esperto dei tre e ha visto la sua popolarità aumentare nelle ultime settimane.

Per la prima volta, però, il partito dei Verdi ambientalisti vede la propria leader come una vera candidata alla cancelleria e avrà, indipendentemente da chi vincerà le elezioni di questo mese, voce in capitolo nel prossimo governo tedesco.

Co-leader dei Verdi dal 2018, Annalena Baerbock, a 40 anni, è la candidata più giovane, l'unica donna, e l'unica che non ha precedentemente ricoperto un ufficio eletto.

La donna che vuole sostituire Angela Merkel si presenta ai comizi con jeans e giacca di pelle, chiede ai tedeschi di immaginare un nuovo paese, alimentato interamente da energie rinnovabili, integrato e progressista, europeo e accogliente, verde e sostenibile.

"Questa elezione non riguarda solo quello che succederà nei prossimi quattro anni, riguarda il nostro futuro", dice."Abbiamo bisogno di un cambiamento per preservare ciò che amiamo e ci sta a cuore", puntando il dito sul fatto che "i ricchi saranno sempre in grado di comprare la loro via d'uscita, ma la maggior parte delle persone non può", e dunque il cambiamento climatico e la giustizia sociale sono due lati della stessa medaglia.

Aumenterebbe le tasse su chi guadagna di più e metterebbe delle tariffe sulle importazioni che non sono neutrali al carbonio, imporrebbe pannelli solari sui tetti, sovvenzioni per auto elettriche, salario minimo più alto e sussidi climatici per coloro a basso reddito, applicherebbe una linea dura nei confronti di Cina e Russia e ha parlato della responsabilità morale del paese di accogliere i rifugiati afgani.

Molto in stile Alexandria Ocasio Cortez, la sua corrispettiva americana.

Quanto cambiamento però i tedeschi vorranno davvero dopo sedici anni di Angela Merkel resta tutto da vedere.