Pubblicato il: 05 Gennaio 2022
Il Build Back Better, così Biden ha chiamato il suo progetto, è un grandioso pacchetto di politiche con lo scopo di apportare cambiamenti storici in ogni settore dell’apparato infrastrutturale americano, dall’ambiente allo stato sociale.
Finanziato con aumenti delle tasse sugli americani più ricchi e sulle grandi imprese, questo piano legislativo da quasi duemila miliardi di dollari prevede investimenti federali in aree da sempre sottotutelate, come l'assistenza alle classi più svantaggiate, l'istruzione, la sanità e l'energia rinnovabile per una transizione verde.
La parte relativa all’ambiente del Build Back Better, in particolare, prevede una serie di sovvenzioni e incentivi fiscali per l’uso massiccio di energie rinnovabili, nonché importanti investimenti in veicoli elettrici e servizi di trasporto pubblico, con l’obiettivo di raggiungere una decarbonizzazione massiccia delle due maggiori fonti di emissioni del paese, il settore dei trasporti e quello dell'energia elettrica, promuovendo posti di lavoro e crescita sostenibile.
Quando è entrato alla Casa Bianca, Biden ha identificato la tutela del clima come una delle quattro priorità del programma amministrativo, insieme alla lotta contro la pandemia, il rafforzamento dell'economia e l’impegno contro le disuguaglianze sociali e razziali.
Ha creato un ufficio della Casa Bianca per la politica climatica interna, nominando un inviato internazionale per il clima, ha immediatamente riaderito all'accordo sul clima di Parigi del 2015, ha annullato i permessi per l'oleodotto Keystone XL, che avrebbe percorso 1200 miglia dal Canada al Nebraska, ha messo in pausa nuovi contratti di locazione per le trivellazioni di petrolio e gas nelle terre pubbliche e nelle acque federali, e ha chiesto di aumentare la produzione di energia rinnovabile, con l'obiettivo di raddoppiare l'energia eolica in mare aperto entro il 2030.
Ha organizzato un summit virtuale in aprile per convincere i leader mondiali a mettere in atto nuovi impegni per ridurre le emissioni e poi alla conferenza di Glasgow ha promesso che gli Stati Uniti, il
secondo più grande inquinatore del mondo, si sarebbero impegnati per giungere alla riduzione delle proprie emissioni di almeno il 50% rispetto ai livelli del 2005 entro la fine di questo decennio, esortando gli altri paesi a compiere passi simili.
Biden a novembre del 2020 era riuscito a convincere la maggioranza degli elettori, che dopo anni di politica trumpiana hanno dimostrato la volontà di un'azione governativa che affrontasse le due grandi crisi del mondo contemporaneo, quella ambientale e quella sanitaria-economico-sociale dovuta alla pandemia.
Ma doveva riuscire ad imprimere la stessa forza anche al Parlamento.
Dopo mesi di dure polemiche e negoziati, a novembre il pacchetto è stato approvato dalla Camera con una maggioranza significativa, seppur ristretta. Poco prima di Natale la proposta di legge è passata in Senato, e qui, dove i democratici non possono permettersi di perdere alcun consenso fra i propri membri, avendo una maggioranza molto fragile, con 50 senatori contro 50, si è verificata una clamorosa battuta d’arresto.
Era noto che i repubblicani sarebbero stati unanimemente contrari, sostenendo che il piano avrebbe alimentato ulteriormente l'inflazione e il carico del debito americano, ma il fuoco amico è arrivato da un senatore democratico, Joe Manchin, da sempre scettico ai costi ingenti del programma, soprattutto per la parte relativa agli investimenti nelle energie rinnovabili.
Il senatore Manchin, la cui famiglia trae profitto dall'industria del carbone in West Virginia, ha votato contro e la legge, il più importante intervento federale sul welfare degli ultimi 50 anni, l’investimento più ingente mai effettuato dal governo federale sul clima, nonchè un’opportunità straordinaria per un futuro più equo e sostenibile non solo degli Stati Uniti, al momento, è bloccata.
La mossa shock del senatore democratico è arrivata dopo un anno di eventi estremi che hanno colpito duramente il territorio americano con incendi, caldo soffocante nel nord-ovest del Pacifico, gelo artico in Texas, inondazioni, uragani e siccità che hanno causato numerose vittime e ancora maggiori difficoltà economiche per le classi svantaggiate, già atterrate dalla pandemia.
Il crollo definitivo della legislazione avrebbe conseguenze disastrose per la crisi climatica globale, rendendo quasi impossibile per gli Stati Uniti, il secondo più grande emettitore di gas serra dopo la Cina, di rispettare gli impegni di riduzione presi con gli accordi di Parigi e ribaditi a novembre alla Conferenza di Glasgow.
Il presidente e Manchin possono ancora giungere ad un compromesso, ed è quello che il mondo spera, ma per ora Build Back Better non sembra altro che un bel sogno infranto e in una certa misura rappresenta tristemente il più grande fallimento dell’amministrazione Biden, con conseguenze poco rassicuranti sulle elezioni di midterm che si svolgeranno quest’anno in Novembre e ancora più critiche se si pensa ad una nuova possibile ricandidatura di Donald Trump nel 2024.