Pubblicato il: 30 Settembre 2022

Volatilità non significa debolezza

Il sistema di emission trading europeo vive un momento di estrema volatilità, ma rimane forte.


In un contesto di grande instabilità politica e pressione economica, anche il mercato delle emissioni europeo sta reagendo all’attuale crisi energetica con una grande volatilità.

Negli ultimi dodici mesi si sono registrati aumenti significativi del prezzo delle quote e un andamento molto altalenante in particolare negli ultimi sei.

Il prezzo ha raggiunto i massimi storici di 98 euro per tonnellata all’inizio di febbraio prima dell'invasione dell'Ucraina, mostrando subito dopo un crollo e successivamente una ripresa. Sono stati raggiunti nuovi massimi il 19 di agosto, arrivando oltre i 99 euro e superando il precedente picco di febbraio, per poi scendere di nuovo e infine risalire nel mese di settembre.

In estate il prezzo delle quote segue un corso ormai tradizionale, che aumenta la volatilità a causa della riduzione stabilita dei volumi delle aste e presenta poi un riassestamento in settembre, ma data la mutevole situazione geopolitica e l’instabilità economica si presume che il mercato mostrerà volatilità anche nei prossimi mesi.

Nonostante la volatilità a cui stiamo assistendo, che fra l’altro rende più alto il rischio di manipolazione del mercato, il sentimento è rialzista sui prezzi delle quote di CO2 e la spinta in aumento sembra destinata a perdurare nel lungo periodo.

L'aumento del prezzo delle emissioni, di norma, spinge verso un uso massiccio del gas come fonte di passaggio dal carbone, ma i prezzi elevati del gas attuali, più di dieci volte il livello medio dell'ultimo decennio, hanno annullato questo vantaggio e hanno portano a un maggiore utilizzo del carbone ad alta intensità di emissioni per la produzione di energia.

La vera domanda è se la difficoltà di questo periodo e le sfide che esso comporta, riusciranno a spingere i prezzi del carbonio abbastanza in alto da veicolare grandi, e necessari, investimenti nella decarbonizzazione e come i prezzi possano reagire alle decisioni politiche europee e internazionali nella gestione della crisi energetica.

Data la straordinaria impennata dei prezzi del gas, sia la Federal Reserve che la BCE hanno alzato i tassi di interesse di 75 punti base per frenare l'inflazione. Contemporaneamente la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale hanno messo in guardia da un imminente rallentamento dell'economia globale, in vista di una "generalizzata stagflazione”, ovvero un periodo di bassa crescita e alta inflazione.

La paura di una recessione nell’Eurozona è un fattore che influisce in modo significativo sulla volatilità dei prezzi della CO2, così come lo sviluppo delle politiche energetiche europee.

I prezzi sono scesi, ad esempio, quando il piano dell'Unione per ridurre il consumo di gas è stato annunciato il 20 luglio, il che potrebbe aver innescato il timore di una maggiore chiusura della produzione industriale. Al contrario il prezzo della CO2 ha registrato un forte balzo dopo che la Commissione a metà settembre ha respinto con fermezza l'idea di fissare un tetto ai prezzi del gas.

È necessario inoltre menzionare il fatto che il sistema di Emission Trading è oggetto da tempo di un’ampia revisione, iniziata ben prima della guerra in Ucraina.

A luglio 2021, infatti, nell'ambito del pacchetto "Fit for 55", politica che prevede di ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030, presentato dalla Commissione per dare attuazione al Green Deal, si sono anche rese pubbliche tutta una serie di revisioni del sistema ETS che lo rendono di fatto il centro dell'agenda nelle politiche ambientali europee.

I cambiamenti sarebbero tanti: l’aumento del cap delle quote; l’inserimento del settore marittimo nel mercato, e successivamente, con probabilità, del trasporto su strada e dell’edilizia; l’eliminazione dell'assegnazione gratuita delle quote; l’avvio di un meccanismo di aggiustamento alle frontiere, ovvero un'imposta sulle emissioni delle importazioni di determinati beni da paesi con politiche climatiche meno ambiziose; nuovi parametri per la riserva di stabilità di mercato.

A distanza di un anno circa, alla fine di giugno dell’anno in corso, il Consiglio e il Parlamento hanno deciso le rispettive posizioni sulla riforma del mercato ETS. Ora si deve dare il via alle riunioni “di trilogo” in cui le due istituzioni europee con la Commissione lavoreranno per rendere effettiva la riforma.

La guerra in Ucraina e la sicurezza energetica hanno cambiato in parte l’agenda dell’Unione Europea con la necessità di contrastare la crisi dei prezzi e rendersi indipendente dal ricatto della Russia come principale fornitrice di gas. Il RePower EU è il piano con cui l’Unione vuole gestire la crisi e il mercato del carbonio svolgerebbe un ruolo importante con la proposta utilizzare una parte del capitale contenuto nella riserva di stabilità del mercato per finanziarie il piano energetico europeo. Sicuramente questa situazione porterà ad una politica climatica dell'Unione Europea più ambiziosa e più reattiva, con la diversificazione delle fonti e dei fornitori e l’incremento massiccio nell’uso delle rinnovabili, ma al momento il risultato è stato il rinvio ad ottobre della riforma del mercato ETS, cosa che rende di fatto improbabile il fatto l'Unione possa essere pronta alla COP 27 con un pacchetto di riforme già in atto.

Nonostante le esigenze contingenti di fronteggiare la crisi, rimane chiaro tuttavia quanto l’ETS sia e debba rimanere una politica fondamentale per l’Unione Europea. Due eventi lo dimostrano.

La Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha respinto la richiesta del Primo Ministro polacco di sospendere temporaneamente il sistema ETS per stabilizzare i prezzi dell'energia elettrica, affermando che i costi dell’ETS contribuiscono solo per il 6% circa al prezzo dell’elettricità, mentre il 94% degli aumenti è dovuto ad altri fattori, soprattutto all’impennata del prezzo del gas.

Inoltre, nel suo discorso annuale sullo stato dell’Unione, tenuto mercoledì 14 settembre davanti al Parlamento Europeo a Strasburgo, la Presidente della Commissione ha annunciato la creazione di una “banca europea dell’idrogeno”, una nuova infrastruttura che garantirà la costruzione del futuro mercato dell’idrogeno proprio grazie ai fondi ricavati dal mercato della CO2.

Con la situazione attuale, dunque, ci si può aspettare un comportamento altalenante da parte del mercato delle emissioni, eppure il sistema ETS si dimostra essere una delle principali forme di decarbonizzazione del sistema economico.