Pubblicato il: 15 Settembre 2022

Come proteggere le foreste e ridurre le emissioni

I progetti REDD+ aiutano a proteggere le foreste dall'estinzione e contribuiscono a ridurre le emissioni.


Le foreste sono serbatoi di carbonio e coprono circa il 30% della superficie mondiale. Tra il 1990 e il 2005 è andato perso il 3% della copertura forestale del pianeta, soprattutto nelle regioni tropicali, che ospitano circa la metà di tutte le specie terrestri conosciute e dove il tasso di deforestazione è in aumento costante. Si stima che le foreste tropicali stiano scomparendo a un ritmo di circa 13 milioni di ettari all'anno, una superficie comparabile all’area della Grecia.

La deforestazione, ovvero la conversione permanente di foreste e boschi in altri usi del suolo come coltivazioni, pascoli, strade, miniere e insediamenti abitativi, è responsabile di circa il 12% delle emissioni globali di gas serra ed è una delle principali cause del cambiamento climatico e in generale del deterioramento del suolo terrestre. Le emissioni non catturate dalla superficie forestale e la perdita di biodiversità derivante dalla distruzione delle foreste hanno un impatto non solo a livello globale, ma anche a livello locale, dove la deforestazione rappresenta una minaccia per l'integrità culturale e lo stile di vita delle popolazioni che dipendono dalle foreste per il loro sostentamento.

Per raggiungere l'obiettivo concordato dal Trattato di Parigi di mantenere l'aumento della temperatura globale entro, se non al di sotto, dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali e rispettare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, sarà dunque necessario mettere in atto un'azione sostanziale per combattere la deforestazione e salvaguardare il patrimonio di biodiversità e identità che le foreste rappresentano. Per ridurre le emissioni globali di almeno il 50% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2050, obiettivo dichiarato dagli stati del mondo nel 2015 a Parigi, salvare le foreste è dunque essenziale. Il tema della riduzione delle emissioni causate dalla deforestazione nei Paesi in via di sviluppo, è stato affrontato per la prima volta nell'ambito della COP 11 svoltasi a Montreal nel 2005, con l’introduzione dell'iniziativa REDD, "Riduzione delle Emissioni da Deforestazione e Degrado forestale".

Ma è solo con la COP 19 a Varsavia nel 2013 che si è assistito ad un vero cambiamento con la nascita di REDD+: una guida metodologica e finanziaria completa per gestire in maniera volontaria progetti che mirano a ridurre le emissioni da deforestazione e degrado forestale e attività di gestione sostenibile delle foreste nei Paesi in via di sviluppo. L’obiettivo esplicito di REDD+, riconosciuto anche nell'articolo 5 dell'Accordo di Parigi, è la riduzione delle emissioni e l’aiuto alle popolazioni locali in maniera rispettosa e sostenibile, ma vengono anche menzionate importanti implicazioni per il settore agricolo, responsabile di un altro 12% delle emissioni globali di gas serra, lo sviluppo rurale e l'adattamento ai cambiamenti climatici nelle zone più vulnerabili del mondo.

I progetti nell’ambito di REDD+ vengono attuati attraverso lo sviluppo di strategie nazionali e internazionali, la creazione di capacità a livello locale, l’implementazione e il controllo. I Paesi che ottengono riduzioni verificate delle emissioni riceveranno pagamenti internazionali in base ai risultati ottenuti. I progetti nell’ambito del REDD+ devono essere trasparenti in termini di verifica dei risultati e flessibili nella modalità di implementazione a seconda delle specifiche circostanze nazionali, delle capacità locali, delle competenze di ciascun paese e dal livello di supporto ricevuto.

In questo contesto si contano progetti REDD+ in Zimbawe e in Indonesia. Si sono concentrate finanze e responsabilità in progetti per la conservazione della fauna selvatica nei safari, per salvare dall'estinzione le specie più a rischio e si sono messe in atto attività di coinvolgimento delle comunità nelle aree circostanti la foresta sviluppando una coscienza verso modalità alternative alla deforestazione per la gestione del territorio e dei bisogni dei villaggi. Il tutto con un approccio basato sulla comunità, valorizzando le conoscenze locali e rispettando le culture, in pieno spirito REDD+.

Vi sono anche progetti per la conservazione e il ripristino delle mangrovie, vitali per l’esistenza degli ecosistemi tropicali e delle popolazioni locali. Le mangrovie riducono gli effetti dei disastri naturali, proteggono dalle piene improvvise, forniscono cibo e legna alle famiglie e sono in grado di trattenere fino a 10 volte la quantità di anidride carbonica per ettaro rispetto alle foreste terrestri, conservando per secoli la CO2 nel terreno acquifero. Ma la loro sopravvivenza è minacciata dalle attività di agricoltura, pesca e approvvigionamento di legname, che si sommano agli effetti dei mutamenti climatici. Ecco perché è vitale preservare quest’immenso bacino di assorbimento della CO2.

Il sistema REDD+ consente davvero di conciliare finanza climatica, ricostituzione ecosistemica e tutela e crescita delle economie locali verso modelli sostenibili di utilizzo del territorio e di consumo delle risorse, come base per la sicurezza alimentare, idrica ed energetica. Si auspica quindi l’affluenza di sempre maggiori investimenti pubblici e privati in progetti di REDD+, e ci si augura che questo costituisca un punto importante di discussione nell’imminente COP 27 che quest’anno si svolgerà in Egitto, nel mese di novembre.