Pubblicato il: 21 Aprile 2022

EU ETS: a che punto siamo?

Gli ultimi aggiornamenti e revisioni sul Sistema di Emission Trading Europeo, ora in quarta fase.


Il sistema EU ETS dalla sua introduzione ha subito molte revisioni ed è stato suddiviso in fasi, o periodi di trading, ognuna contraddistinta da uno specifico andamento, sia del numero di quote in circolazione, sia di conseguenza del prezzo delle quote stesse.

Nel 2020 si è verificato un nuovo shock del sistema, con un calo significativo delle emissioni e dei prezzi delle quote a causa dell’arresto delle attività produttive dovuto alla pandemia e all’uscita definitiva del Regno Unito dall’ETS come conseguenza della Brexit, entrata ufficialmente in vigore dal 1° gennaio 2021.

Il distacco del Regno Unito, il secondo più grande produttore di emissioni in Europa, e uno dei maggiori acquirenti di quote, è stato gestito con un periodo transitorio di un anno, per garantire un aggiustamento del mercato alla mancanza delle imprese britanniche.

Nel 2020, appunto, la forte diminuzione delle emissioni verificate, combinata con un notevole aumento dell'offerta dovuto al fatto che il Regno Unito ha messo all'asta le sue quote sia per il 2019 che per il 2020, ha fatto sì che l'offerta fosse di nuovo superiore alla domanda.

La situazione si è ristabilizzata nel 2021, con emissioni nuovamente in rialzo, e il prezzo dei permessi che ha raggiunto un livello record alla fine dell’anno.

Spostando invece ora il discorso ad un punto di vista più strutturale, in particolare dopo il Trattato di Parigi del 2015, che ha sostituito il Protocollo di Kyoto e ha segnato la “nuova” fase della politica climatica internazionale, il sistema ETS, a cui a Parigi è stato riservato un intero articolo del trattato, è diventato a buon diritto la politica ambientale cardine per raggiungere gli obiettivi climatici dell’Unione Europea.

Quando poi, alla COP 26 di Glasgow lo scorso novembre, l'articolo 6 predisposto dall’Accordo di Parigi è stato adottato in maniera ufficiale, si è aperta definitivamente la strada verso una maggiore cooperazione internazionale per il clima proprio attraverso i meccanismi di mercato.

L’ETS, che dal 2021 è entrato nella quarta fase di scambio che durerà fino al 2030, deve inoltre mantenere l'allineamento con l’evoluzione della politica climatica europea.

Nell'ambito del Green Deal, il grande progetto di riforme con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica dell’Unione entro il 2050, a luglio 2021 la Commissione ha annunciato l'obiettivo intermedio di una riduzione netta di almeno il 55% delle emissioni di gas serra entro il 2030, il cosiddetto pacchetto “Fit for 55”.

Nell’ambito di questo schema la Commissione Europea ha proposto di rafforzare ancora la Riserva di Stabilità del Mercato durante la quarta fase del sistema ETS, raddoppiando il tasso al quale le quote vengono prelevate dal mercato dal 2,1% al 4,2%. Questo permette una più rapida riduzione del surplus storico, e consente di raggiungere persino una situazione di scarsità di quote nel mercato. In aprile i legislatori dell'UE hanno votato in modo schiacciante per sostenere questa proposta della Commissione.

Altra importante novità è anche l’accordo che a metà marzo il Consiglio ha raggiunto sul regolamento relativo al Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), che è l’altro degli elementi chiave del pacchetto "Fit for 55" dell'Unione Europea.

L'obiettivo principale di questa misura ambientale è quello di impedire che gli sforzi di riduzione delle emissioni in Europa siano compensati da un aumento delle emissioni al di fuori del territorio dell'Unione, situazione definita come “carbon leakage”, a causa della delocalizzazione della produzione in paesi dove le politiche ambientali sono meno ambiziose o per l'aumento delle importazioni di prodotti ad alta intensità di carbonio.

Nel 2021, quindi, è giunta la proposta di introdurre un meccanismo di “aggiustamento alla frontiera” delle emissioni di carbonio su importazioni selezionate, attraverso la graduale sostituzione dell'assegnazione gratuita delle quote, strumento attualmente utilizzato per mitigare il rischio di “carbon leakage”. Ciò è stato previsto in settori come cemento, alluminio, fertilizzanti, produzione di energia elettrica, ferro e acciaio, e ha lo scopo di incoraggiare i paesi a collaborare per stabilire politiche di prezzo del carbonio. 

Sul tavolo delle discussioni della Commissione è anche la futura entrata del settore marittimo nel sistema ETS, per coprire le emissioni delle grandi navi. La Commissione ha presentato un documento con le tappe di questa espansione, le principali opportunità e sfide, così come la necessità di ulteriori azioni nel quadro dell'Organizzazione marittima internazionale.

Rimane invece ancora molto scetticismo e divisione sull’estensione del sistema ETS al settore edilizio e dei trasporti.