Pubblicato il: 10 Gennaio 2017

Il viaggio dell’eroe

Un bilancio per il nuovo anno, dopo un 2016 che ha visto cambiamenti tali da segnare il corso della storia.


E’ quasi mezzanotte. I calici sono pronti, accenno un sorriso e volgo lo sguardo al cielo. E’ un rito che faccio ogni anno quello di prendermi qualche attimo di silenzio prima del grande botto. E’ una notte stellata. Anno nuovo, tempo di bilanci, tempo di nuovi inizi, si dice. La temperatura è stranamente tenue, guardo le stelle e chiudo gli occhi. Le posso contare nelle mia mente.

E’ inevitabile non soffermarmi a pensare all’anno che sta per finire. Sembra che il mondo abbia cambiato forma, in un’urgenza di mostrare un volto nuovo. Anche il mio anno è stato intenso, di quelli che segnano uno spartiacque.

D’improvviso mi viene incontro un pensiero: “Nella caverna in cui si ha più paura di entrare si trova il tesoro che si sta cercando”.

Già, come affrontare questo nuovo inizio, forse proprio come quell’eroe archetipo che incede nel suo percorso di conoscenza. L’eroe che riceve una chiamata e parte per il suo cammino. Incontra amici, traditori e viandanti, ascolta le loro storie e accetta i loro doni. Arriva alla caverna del drago e ingaggia la lotta. Esce da quel luogo buio ferito, ma con il tesoro in mano. Eppure, dietro di lui una scia di sangue lo ha seguito. In un ultimo grido di ribellione prima della fine, l’eroe brandisce il tesoro e con quello sconfigge il drago per sempre. Poi vi è la resurrezione e il ritorno al villaggio, così che un nuovo ciclo possa cominciare da principio.

E’ un viaggio di continuità il suo, dove un filo rosso sembra segnare il cammino. Come quel filo rosso che veniva utilizzato dai marinai di un tempo per districare le corde aggrovigliate della nave. O come il gomitolo di Arianna che si srotola fedele nel tormentato labirinto del Minotauro e garantisce a Teseo la giusta via del ritorno. O come Goethe, dove il filo rosso dell’anima lega con affinità elettive i destini di solitudine degli esseri umani. O come Freud, dove sul filo rosso dell’inconscio gli uomini costruiscono la propria individualità nel mondo.

Penso a come è iniziato il 2016 appena passato, sulle ceneri di un 2015 sconcertato dopo le morti al Bataclan di Parigi. Una carrellata di immagini bombardano la mia mente.

David Bowie, Prince, Umberto Eco, Leonard Cohen, Muhammad Alì, Dario Fo, Fidel Castro, la Principessa Leila. E oggi pure Zygmunt Bauman. E le Olimpiadi dei record. E poi ancora le stragi, a Bruxelles, a Nizza, a Berlino, a Istanbul e i camion in corsa scaraventati sulla folla. E la Siria, e l’esodo di un popolo che muore sulle spiagge dell’Occidente. E la terra che trema in Italia, e i referendum. E Aleppo, e Mosul. E la Brexit e Trump alla Casa Bianca. E l’Europa agonizzante e paralizzata, l’America voltafaccia e l’Oriente lacerato.

E’ stato l’anno del ribaltamento del pensiero dominante e dell’inevitabilità di reazioni a catena che ci hanno lasciato inermi e spiazzati. Quell’idea di equilibrio basata sui dualismi sembra ora non trovare più spazio nella complessità del mondo attuale.

E’ stato l’anno della vittoria degli uomini forti e delle presunte verità urlate, che operando attraverso semplificazioni, sembrano veicolare con maggiore efficacia l’istanza di ascolto e il rancore sotteso di una società civile sempre più sola e insoddisfatta.

Gli eventi che stanno travolgendo il mondo occidentale e orientale hanno mostrato un tragico vuoto, che il populismo, il ritorno prepotente dei nazionalismi e il terrorismo paiono colmare e dare più risposte.

Mi viene da pensare in quale fase si colloca ora l’eroe-mondo nel suo viaggio verso le caverna del tesoro. Ha già oltrepassato la soglia del conosciuto, questo è certo, e ha già combattuto mostri, ma forse si trova ora a dover riconsiderare la nuova realtà emersa dopa la lotta. Si trova a dover rivalutare l’entità dei suoi nemici, a dover riconoscere il volto dei suoi alleati e a gestire armi di cui ancora non sa far buon uso.

L’anno passato apparirà, a distanza di tempo, come il momento in cui tutto è cambiato.

Un salto nell’ignoto, nonché un desiderio inquieto di reinvenzione, per comprendere la complessità di un mondo a cui si devono porre ora, necessariamente, domande diverse.

Si, mi piace questa prospettiva, e per un attimo, mi sembra di vederlo, quell’eroe che cammina e di percepirlo, quel filo rosso di connessione.

Così apro gli occhi. E’ mezzanotte. E alzo il mio calice sorridendo all’anno nuovo.