Pubblicato il: 14 Settembre 2017
Maryam Mirzakhani e’ una delle scienziate più geniali dei nostri tempi.
Nata a Teheran nel 1977, inizia la sua formazione nell’utimo periodo della guerra fra Iran e Iraq. Avida divoratrice di libri e amante della scoperta di mondi immaginari, da bambina sognava di diventare una scrittrice. Nel tempo della ricostruzione del paese inizia il liceo ed e’ qui che scopre la matematica e ne rimane incantata.
Sostenuta con forza dalla famiglia, che la sprona a seguire i suoi interessi e le sue passioni appoggiandola in modo incondizionato e dalla preside del liceo, fervente sostenitrice delle pari oppurtunita’, si iscrive alle Olimpiadi Internazionali della matematica con la sua amica Roya. Furono le prime ragazze in Iran a concorrere nella competizione e ad aprire un varco per le generazioni future di donne in un mondo tradizionalmente maschile. Nel 1994, a 17 anni, Maryam vince la medaglia d’oro alle Olimpiadi.
Dopo la laurea in matematica alla Sharif University of Technology di Theran, completa il dottorato ad Harvard con una tesi sulla geometria delle superfici iperboliche e sui sistemi dinamici complessi, che diventano il suo ambito prediletto di ricerca. Tanto da diventare insegnante di matematica a Princeton e ottenere nel 2008 una cattedra alla prestigiosa universita’ di Stanford.
Nel 2014, infine, i suoi studi e le sue ricerche le valgono la medaglia Fields, universalmente riconosciuta come “il Nobel della Matematica”, conferita ogni quattro anni dalla International Mathematical Union agli studiosi più meritevoli di età inferiore ai 40 anni.
Maryam e’ allo stesso tempo la prima persona iraniana insignita del premio e soprattutto la prima e finora unica donna nella storia della medaglia, esistente dal 1936.
Maryam ha gravitato intorno ai problemi più profondi con grazia implacabile. I suoi studi, il cui linguaggio risulta comprensibile solo per i matematici, e spesso ostico persino per loro, si collocano al confine fra la geometria iperbolica, che studia la forma, le dimensioni e la posizione degli oggetti nello spazio e i sistemi dinamici, che regolano le forze e il movimento dei corpi ad esse soggetti.
E Maryam, pensatrice lenta, demiurga dell’invisibile, e’ stata in grado di unire questi due mondi separati con strabiliante creativita’, facendoli dialogare attraverso l’alfabeto astratto della matematica pura.
Lavorava disegnando per ore accucciata per terra su fogli grandi quanto una stanza, scarabocchiava formule, figure dalla forma incomprensibile, che parevano sempre le stesse ripetute per tutta l’estensione del foglio, annotando appunti e pensieri a lato.
I problemi su cui lei lavorava erano talmente astratti e complessi da obbligarla a compiere enormi salti logici, e illogici, da una parte all’altra della sua mente, perche’ seguire la consueta sequenzialita’ degli eventi non le avrebbe consentito di vedere “al di la’" di questo e di quell’altro mondo.
“Nella matematica bisogna perdersi come in una giungla per poi ritrovarsi grazie ad un pizzico di fortuna e ottimismo. Disegnare mi aiuta a connettere me stessa in questa giungla”, diceva. “Devo spendere molto tempo prima di chiarire le mie idee e fare progressi. La bellezza della matematica si svela solo ai suoi seguaci piu’ pazienti”.
Maryam incarna una rara combinazione fra superba abilità tecnica, tenace ambizione intellettuale, visione che attraversa i confini, profonda curiosità e pura gioia.
E si potrebbe continuare, annoverando la grazia, la classe e la semplicita’ che l’hanno da sempre contraddistinta.
Maryam Mirzakhani e’ morta questo luglio a 40 anni per un tumore al seno contro cui ha combattuto per molto tempo.
Ma i risultati dei suoi studi stanno trovando applicazione in molti campi delle scienze, dalla teoria quantistica, alle scienze dei materiali, all’astrofisica e la sua figura e’ diventata un simbolo universalmente riconosciuto.
Perche’ la vita è così, dalle trame oscure anche per gli occhi di chi si stupisce ogni giorno dell’essenzialita’ dell’invisibile.